Un breve ritorno ad un passato non tanto lontano ed ecco comparire in Piazza del Tempio di Diana un tram che, lasciata Via Marmorata, si arrampica sul colle lungo Via Santa Melania.
È il 24 il tram dell’Aventino, una tozza vettura verde con sedili di legno, predellino esterno fisso ed un grosso gancio per il traino … entrambi utili ai ragazzini per salirci in corsa.
Tra i ricordi di noi coetanei c’è anche l’arrivo della RISERVATA, un tram per i nostri compagni di scuola dei vicini Rioni Testaccio e Trastevere che accompagnati dai maestri raggiungevano la Badini.
A questo punto passo la parola a chi meglio di me ha raccontato o meglio dipinto cosa ha rappresentato quel tram per gli aventiniani degli anni ‘40.

L’articolo è di Giuseppe Ceccarelli, Ceccarius, nome illustre tra i romanisti, che per tanti anni abitò all’Aventino al 6 di via di S.Sabina.
Il figlio Luigi, anche lui appassionato e noto romanista, ci ha dato alcuni articoli che via via pubblicheremo come testimonianza storica degli abitanti del Colle.

Marco Pisani

PITTORESCO DELL’AVENTINO: IL 24

Su da voi come ci si arriva ? Èla domanda che spesso rivolge agli abitanti dell’Aventino chi, risiedendo alle estreme propaggini della Città, pretende d’essere più vicino al Centro di chi dimora sul “Colle plébeo”.

Qui sono necessarie almeno cinquanta lire (in altri tempi avrei detto due baiocchi) di spicciola erudizione esplicativa: “Nel 456 a.C.l’Aventino, fino allora boschetto sacro e inabitato, fu in forza di un plebiscito diviso tra la classe dei cittadini più poveri per fabbricarvi case di cui avrebbero potuto conservare e trasmettere il possesso.
Esso perciò fu il centro della vita politica e religiosa plebea; in esso avvennero le secessioni della plebe che vi si ritirò durante la tirannia decemvirale prima di andare sul Monte Sacro”.
Ma la reminiscenza copiata di sana pianta da un manuale di storia, mi ha fatto indugiare e rispondere: “Sull’Aventino, quello maggiore s’intende, non quello di S.Saba, che nella “passatella” dei pubblici servizi è stato fatto “olmo”, ci si arriva comodamente da Monte Savello con un tramvai: il “24” che per i Lungotevere Pierleoni e Aventino, Via Marmorata, Via di Santa Melania, porta in dodici minuti a piazza del Tempio di Diana, proprio “in culmine montis”.

Il 24 è una conseguenza dell’attuale critica situazione.
Infatti, è stato ideato dall’ATAC per sostituire il soppresso “124”, Monte Savello-Piazza Bernini, la bruttissima piazza intitolata, scherzi della toponomastica, al sommo Artista che di tanta gloria marmorea ornò Roma.
Il “124” ultima reincarnazione del “102”, che diciassette anni fa da piazza Venezia saliva all’Aventino, e dei vari “FR”, sia neri che barrati, che a mano a mano che la crisi autobussistica aumentava, erano ridotti di orario e di itinerari.
Il “24”, in un primo tempo, è stato guardato con disprezzo e considerato con diffidenza.
Ma a poco a poco ha saputo vincere incredulità e scetticismo.
In vero il servizio è abbastanza regolare e si effettua persino la domenica.
Ha perciò convenientemente sostituito il “124” che per gli aventiniani era una specie di ritrovo ambulante nel quale le stesse persone, incontrandosi più volte al giorno e quasi sempre alla medesima ora, tutte si conoscevano.

Il tragitto sull’”FR” era assai più movimentato perché durante il percorso dal piazzale Flaminio alla via del Mare, l’autobus serviva ad una quantità di gente che sopraffaceva la minoranza aventiniana, soffocata, sospinta, costretta ad annullarsi di fronte alla violenta invasione.
Perciò essa tirava un sospiro di sollievo allorché i più scendevano alla fermata avanti alla basilica di S.Nicola in Carcere, dove col frazionamento della tariffa s’iniziava la radiale.

“Biglietto da settanta termina!” ricordava con monotona cadenza il fattorino.
Allora ci si ritrovava in famiglia, come ora avviene sul “24”, occasionale linea tranviaria del clima di guerra.
Il binario sul quale esso corre risale, mi dicono, al 1924 quando l’Aventino incominciava ad essere abitato dai primi villini dei funzionari del Comune e dai giornalisti.
Fu installato lungo la via di S.Melania, però non fu mai percorso da alcun tramvai in quanto l’autobus “102”serviva meglio al pubblico.
Però le rotaie ed i fili dell’aerea rimasero in efficienza, sì da poter essere utilizzati in caso di necessità per un normale servizio.
E l’occasione, purtroppo, è venuta.