OPEN BOX3
VITRUVIO DOCET

Installazioni di: Aurora Avvantaggiato, Raffaelle Vitto, Jasmine Pignatelli, Massimo Saverio Ruiu, Mara
van Wees

Promosso da: Associazione Amici dell’Aventino ETS, con il patrocinio attivo del Municipio Roma I
Centro

Un progetto di: AdA-Cultura, Daniela Gallavotti Cavallero / Alessandro Olivieri / Mara van Wees

dal 17 dicembre 2022 al 17 febbraio 2023

giardino di Sant’Alessio,  giardino di piazza Albina

Ingresso: libero, Sant’Alessio ore 9 / tramonto, piazza Albina aperto 24/7
Sponsor: La Fondazione Sorgente Group

In mostra, da SABATO 17 DICEMBRE 2022, ore 10.30 fino a domenica 17 febbraio 2023, OPEN
BOX3 – VITRUVIO DOCET, nei giardini di Sant’Alessio e di piazza Albina, a ingresso libero, le
installazioni di Aurora Avvantaggiato con Raffaelle Vitto, Jasmine Pignatelli, Massimo Ruiu e
Mara van Wees, testo di Daniela Gallavotti Cavallero

Con OPENBOX3 – VITRUVIO DOCET, si giunge alla terza edizione di un progetto espositivo
ideato da AdA (Associazione Amici dell’Aventino ETS) e promosso con il patrocinio attivo del
Municipio Roma I Centro, che persegue le finalità statutarie dell’Associazione Amici
dell’Aventino di custodia e valorizzazione dei luoghi del colle. Un progetto pilota incentrato sul
dialogo tra la scultura contemporanea e i giardini dell’Aventino, che vuole dare la possibilità agli
artisti di esporre le proprie opere in un contesto paesaggistico e storico unico.
L’evento di quest’anno porta l’attenzione sulla figura di Marco Vitruvio Pollione, architetto nella
seconda metà del I secolo a.C., che definisce l’architettura come il risultato della composizione di
tre principi: la firmitas (la solidità costruttiva), la utilitas (la destinazione d’uso) e la venustas (la
bellezza). Inoltre chiede all‘architetto di essere esperto di matematica e di geometria, ma anche di
astronomia e di teologia, di legge e di acustica, di ottica e di medicina, di meteorologia e di
anatomia, in quanto tutti gli edifici sono costruiti per la vita dell’uomo.

Le opere in mostra

dal testo di Daniela Gallavotti Cavallero:

“… In continuità con le premesse architettoniche, e la nostalgia per le forme del passato si pongono
le opere che partecipano alla mostra OpenBox3. In modo paradigmatico lo fa Imperfectum (2020),
di Aurora Avvantaggiato e Raffaele Vitto, proponendo il basamento e il primo rocchio di una
colonna marmorea scanalata, su cui si innesta il cilindro in laterizio di una ciminiera, dalla quale
svettano i ferri di un pilastro in cemento armato. L’opera è un’esortazione a riappropriarsi di una
cultura antica e perfetta, ma è anche la constatazione di una pratica lunga secoli, di ricorrente
innesto del moderno sulle fondamenta del passato. In modo analogo, con Con-Senso (2021), i due
artisti portano l’attenzione sull’armonia delle costruzioni antiche nella natura, violata
dall’abusivismo contemporaneo.

Anche Massimo Ruiu affronta il tema della verticalità nel Terzo Volo (2022), confrontandosi con
l’iconografia cristiana, mentre in Dal profondo (2022) le tre reti appese poco sopra lo sguardo dello
spettatore mostrano un’altra forma di recupero dal passato: frammenti marmorei su cui l’artista ha
disegnato forme di animali marini, come fossero tracce fossili. La pietra miliare segnata Km 0
Aureo (2022) rimanda al luogo da cui partivano tutte le strade consolari di Roma, il tempio di
Saturno al Foro. La profonda cesura che l’ha divisa in due segna la sua condizione di rovina.

L’intervento di Jasmine Pignatelli, No man is an island (2018/2022), si compone di due parti: A
broken line (2018/2022) e Boundless (2022). In entrambi i casi la linea è l’elemento fondante:
quella lunga 40.075 km che misura la circonferenza della terra; e quella, sempre retta, tracciata su
diciassette blocchetti di tufo, scomposta spezzandola in frammenti, ricomposti, insieme a tre moduli
neri, a formare un rettangolo. Superfici e linee che, al di là del complesso significato voluto
dall’artista, sono anche gli elementi costitutivi alla base del linguaggio architettonico.

Linguaggio che è ben presente anche in L’uni(ci)tà perduta (2018/2022) di Mara van Wees, in cui
ampie superfici piane si incontrano a formare un parallelepipedo ad angoli retti, che rivela
scomponendosi frammenti irregolari e complessi. In Battito d’ali (work in progress dal 2020) il
metallo si buca in moduli circolari, che alludono ai disegni sulle ali delle farfalle e rendono il
materiale permeabile all’atmosfera, coniugando natura, materia e forma”.

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OPEN BOX – l’arte contemporanea nei giardini dell’Aventino